È l’essenziale che conta, che diventa energia, e quindi “senso”. La cosa importante è rimanere aperti “al bordo delle cose”, anche solo con uno sguardo, una parola. In tutto questo c’è la potenza delle costellazioni e del lavoro di Hellinger. In “Mistica naturale” egli afferma che «è transitorio ciò che precede qualcosa che lo segue. Il transitorio viene annullato da ciò che lo segue. A sua volta, il transitorio ha annullato ciò a cui ha fatto seguito[1]». A tal proposito mi torna in mente la legge dell’impermanenza del Buddhismo. Io, che da sempre ho un impulso “ossessivo” rispetto alle ultime costellazioni, mi chiedo se riuscirò mai a raggiungere certe vette nel mio lavoro. “È questo quello che sono”, mi dico, restando in osservazione e accogliendomi con amore. Tante domande sgorgano in me: sono pronta alla rivelazione? Alla manifestazione dello “sconosciuto”? Sono pronta a lasciare apparire l’inusuale, senza intervenire con idee di salvezza o cura? Il metodo delle costellazioni ci permette di superare tutto ciò che è immediato, verso la consapevolezza di una realtà guidata dal profondo.
[1] Bert Hellinger, Mistica naturale, pg.115 op.cit