E questo mi si palesa ogni giorno nel mio lavoro come operatore sociale. La trasmissione transgenerazionale e generazionale è un fatto che non posso negare. Io stessa lo sento e lo vedo, nel mio corpo, così come in quello ferito e compromesso dei miei clienti, attraversati da dolori non elaborati che conducono a traiettorie interrotte, che non si esauriscono con la morte ma continuano a tormentare le generazioni a venire. Ogni organo del corpo possiede un suo campo magnetico e potrebbe benissimo possedere altri campi di natura ancora ignota alla scienza.
La trasmissione c’è - è palese - ma come avviene esattamente?
Una conferma scientifica arriva dai lavori sui campi morfogenetici di Rupert Sheldrake, un ricercatore inglese autore di una teoria secondo la quale il DNA non è l’unico responsabile della trasmissione dei caratteri per via ereditaria, ma ogni individuo vivente viene anche influenzato da un tipo particolare di campo che permette l’esistenza di una sorta di memoria collettiva propria di ciascuna specie, e di cui ogni individuo è sia depositario che contributore.
«I modelli sociali e culturali umani dipendono dalla causalità formativa e sono sorretti dalla risonanza morfica, che svolge un ruolo essenziale nell’ereditarietà 1».
I campi morfici sono composti dalle relative onde morfogenetiche: onde vibratorie, energizzate, che creano una sorta di spazio comune extracorporale che influenza i parenti prossimi di tutte le specie animali in genere, e quella umana in particolare. Secondo Sheldrake, alla stessa maniera dei campi magnetici - invisibili, ma non per questo meno “reali” - i campi di risonazione morfica sono il canale attraverso cui il passato viene processato fino a trasformarsi in presente.
[1] Rupert Sheldrake, La presenza del passato. Ed. Crisalide, 2010 pg.298.